Si è svolta anche a Torino, lo scorso 2 ottobre, la Giornata internazionale della Nonviolenza.
Promossa dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite nel 2007, la Giornata è stata istituita con lo scopo di “divulgare il messaggio della nonviolenza, anche attraverso l'informazione e la consapevolezza pubblica”. Nel capoluogo piemontese si è tenuta, per l’occasione, la Marcia della Nonviolenza, un colorato e allegro serpentone di oltre 200 persone che si è snodato per le vie del centro cittadino.
Organizzata da Convergenza delle Culture, in collaborazione con altre 15 associazioni, si è trattato di un modo diverso e solidale di trascorrere una domenica pomeriggio, all’insegna della partecipazione e della collaborazione tra i popoli e le persone; un momento di riflessione e intrattenimento attorno all’idea della Nonviolenza attiva.
Partita dinnanzi alla statua di Gandhi, ai giardini Cavour, con una cerimonia spirituale promossa dal Messaggio di Silo, la Marcia della Nonviolenza ha avuto una sua prima tappa in piazza San Carlo dove si sono alternate le improvvisazioni di jazzcircus dei Brasvolè con delle letture sul tema della Nonviolenza da parte di alcune associazioni partecipanti. A conclusione è stato presentato un estratto dal celebre messaggio che precedette la partenza della Marcia del sale di Gandhi, “personaggio della nonviolenza” a cui era ispirata questa prima sosta. Ripartita alla volta della seconda tappa, la Marcia della Nonviolenza è transitata di fronte al Museo del Risorgimento, luogo simbolo nell’anno del centocinquantenario, per giungere in piazza Castello. Nello scenario compreso tra Palazzo Reale e la sede della Regione Piemonte, si è ripetuto il medesimo copione della tappa precedente, mentre il messaggio conclusivo, in questo caso, era un estratto dell’altrettanto celebre discorso del secondo “personaggio della nonviolenza” scelto, ossia Martin Luther King, tenuto in occasione della Marcia su Washington e meglio conosciuto come il discorso dell’ “I have a dream”. Mentre la curiosità dei passanti aumentava, e i messaggi di nonviolenza si alternavano dagli altoparlanti del furgone che accompagnava i manifestanti, la Marcia della Nonviolenza è ripartita alla volta della tappa finale e, dopo un suggestivo percorso tra i vicoli del Quadrilatero, è infine giunta in piazza della Repubblica, cuore e luogo simbolo della multietnicità torinese. A Porta Palazzo la marcia si è sciolta in un anfiteatro umano, attorno al palco predisposto per gli spettacoli finali. Dopo un’ultima esibizione degli instancabili Brasvolè, quando il cielo assumeva i toni rosa del tramonto, l’aria si è addolcita con le note di popolari danze occitane, mentre l’associazione Unincorno Style coinvolgeva il pubblico in questi balli dal sapore antico. Un rapido cambio di palco e di musica, ma non di spirito e di allegria contagiosa, ed ecco l’associazione America Unida deliziare il pubblico con un susseguirsi di danze sudamericane. Infine, la contaminazione artistica si è completata grazie alla scuola di ballo Araba Fenice che ha intrattenuto i presenti col fascino seducente delle danze mediterranee e vicino-orientali. Come per le precedenti tappe, anche in piazza della Repubblica ai momenti di intrattenimento si sono alternati momenti di riflessione sul significato della giornata e, in questo caso, il “personaggio della nonviolenza” scelto è stato lo scrittore e filosofo argentino Silo, pseudonimo di Mario Rodriguez Cobos, fondatore del Movimento Umanista e promotore nel 2009 della Marcia Mondiale per la Pace e la Nonviolenza. Proprio da un suo discorso tenuto in quell’occasione, a Berlino, nel corso del vertice dei Premi Nobel per la Pace, è stata scelta la lettura conclusiva. “Auspichiamo che la partecipazione a questa marcia nella Giornata internazionale per la Nonviolenza - dichiarano gli organizzatori – abbia contribuito a far sorgere nei partecipanti una comprensione maggiore di quanto sia utile e urgente, in questo momento storico, dedicarsi attivamente affinché le pratiche insegnateci da Gandhi, Martin Luther King, Silo, e molti altri, diventino fonte di ispirazione quotidiana per ognuno di noi. La nonviolenza attiva non può essere un avvenimento da celebrare solo il 2 di ottobre, ma deve essere interiorizzata da noi sempre di più in modo che ci accompagni in ogni momento della vita”. |